A cura di Antonio Morra – Grand’Ufficiale dell’Ordine

ETICA E RELIGIONE: QUALE FUTURO?

Ed eccoci giunti alla seconda parte di questa mia riflessione, sui possibili destini e compiti dell’Ordine: una sua nuova presenza nel sociale e, perché no, in politica. E per essa un’immediata scelta di campo: quello democratico, in una delle sue forme possibili, ma sempre libere e pacifiche. Detto ciò, mi interessa precisare alcune linee ideali alle quali il nostro Ordine dovrebbe guardare, e porle a fondamento del proprio agire. Linee e non collocazioni quali destra, sinistra, centro, centro-destra, centro-sinistra: quest’ultime fanno parte di quel pacchetto di opzioni che ciascuno di noi dovrebbe sempre poter avere a disposizione per un voto ponderato e cosciente. Intendo riferirmi ad un ideale di fondo che almeno in Occidente, in Europa, dovrebbe ormai avere messo radici, e però ancora bisognoso di approfondimento e difesa: quello di un’Europa finalmente una, unita nello spirito e nella cura della vita materiale. Mi rendo conto della difficoltà che anche tra noi incontra questa visione politica dell’Europa. Ma essa ha forti basi storiche, religiose e sociali, che si riverberano in tutti i campi dell’agire dell’uomo continentale e che sono presenti anche nell’Ordine, nato in Europa, che le ha anche anticipate e fatte proprie nel suo dispiegarsi nel mondo. Cercherò di illustrarle sia pure brevemente perché avrei piacere si accendesse tra noi un sereno dibattito sull’argomento specifico, per facilitare in futuro, se possibile, giudizi più aderenti all’essenza templare. Dopo la caduta di Acri venne meno il primo motivo di vita degli eserciti cristiani ancora presenti in Terrasanta. Specie agli Ordini monastico – militari ivi presenti: gli Ospitalieri, i Teutonici, i Templari. I primi optarono per una loro diffusa presenza sui mari e di conseguenza si resero forti con navi, traffici marittimi, presenze nei vari porti del Mediterraneo; i secondi scelsero l’evangelizzazione di popoli pagani e lontani dalle civili contrade europee, arrivando a fondare un vero e proprio Stato tra Slavi e varie altre etnie pagane. I nostri predecessori fecero altre scelte; vollero essere presenti in Europa, specie in quell’Europa cristiana e allora tutta cattolica-romana. E si diffusero in essa al di là di confini statali ed interessi economici territoriali. Politicamente si sentirono come un Ordine sovranazionale, certo confortati in ciò dal fatto che erano governati solo dal Papa, ma anche questa era una novità per l’epoca: era invece già vero che vi era un solo Ordine presente in tutta Europa (avrebbe potuto esserlo solo in Francia, ove era nato, ma non fu così) con un solo Capo e un solo Esercito svincolato da servizi locali; e a ben guardare vi fu anche una specie di “moneta” propria dell’Ordine: quelle cambiali, quelle lettere di credito che, invenzione templare, accompagnavano in tutta Europa la circolazione delle varie valute nazionali. A parer mio, fu proprio questo “difetto” dell’Ordine a decretarne la chiusura. Ecco che, allora noi Cavalieri del Tempio, per quanto ci riguarda e come nostra azione quotidiana nelle nostre società, specie in Europa, dovremmo, a parer mio, assumere un atteggiamento più possibilista, se non favorevole, verso tutte quelle matrici di collaborazione tra i Popoli ovunque si manifestino e si profilassero all’orizzonte. Torniamo un momento all’Europa. Essa appare come quella Entità politica più vicina alla realizzazione di qualcosa di simile ad una Confederazione di Stati. Passi ne sono stati fatti tanti, ma oggi sembra essere messa in discussione da parte di settori dell’opinione pubblica non favorevoli alla sua unione. Perché? Perché la politica, supportata pur sempre da persone scaturenti dalle fila delle società attuali, è praticata oggi da elementi di “grande” mediocrità, salvo qualche eccezione: e la mediocrità non sempre è aurea, sa essere anche vacuità di spirito: essa ha paura delle novità, esalta il piccolo perché non in grado di amministrare il grande e, essendo spesso madre di pallide cose, ne addossa le innate debolezze interne a fattori esterni, all’Europa, ad esempio. Ora noi Templari, eredi di una grande dinastia di silenziosi eroi del credere e fattivi creatori di novità, dall’economia all’agricoltura, dai nuovi rapporti intersociali tra datori di lavoro e lavoratori, improntati ad una maggiore interscambiabilità di posizioni sociali (nell’Ordine nobili di rango superiore erano sottoposti a capi di ceto inferiore, ecc.), dobbiamo operare una SCELTA DI PRINCIPIO che ci renda attivi nell’integrazione dei Popoli nei modi più idonei alle loro aspirazioni, e non prestarci a plaudire o, peggio, fomentare divisioni e/o appelli all’odio di parte. Detto ciò mi avvio alle conclusioni di questo mio dire, ringraziandoVi dell’attenzione finora prestatami e speranzoso che vorrete ancora seguirmi nella prossima ultima parte di questo mio modesto lavoro.