A cura di Antonio Morra – Grand’Ufficiale dell’Ordine

ETICA E RELIGIONE: QUALE FUTURO?

Il  flagello che stiamo vivendo ha colpito l’Umanità in un particolare momento del suo sviluppo sociale ed economico che sembrava aver trionfato di ogni suo dubbio circa la bellezza d’un presunto ideale di globalizzazione di vita e costumi, affidata alla leva finanziaria, e di una sempre più larga trasformazione di ogni facoltà in diritto, di un sempre maggior numero di diritti. L’ebrezza generata da questo indirizzo, ha provocato un sempre più accentuato liberismo economico e un costante restringimento degli ambiti statali. Ma approfondirò, per quanto mi sarà possibile, questi aspetti nella parte seconda di questo mio scritto. Essi mi servivano per meglio addentrarmi nella constatazione, secondo il mio parere, di come si sia pervenuto in Europa, ma non solo in essa, a un deperimento costante di quei valori che l’hanno resa grande, di quelle due fonti che l’hanno resa matrice di civiltà e speranza: la cultura classica e la religione cristiana. La prima le ha sempre fornito esempi molteplici, con i suoi modi e le sue regole, del pensare, dell’agire politico e sociale; la seconda le ha dato le sue categorie principali di ispirazione e di imitazione, dominate da un universalismo etico ben diverso dal tanto decantato cosmopolitismo di cittadinanza. Oggi queste fonti, sotto la spinta eversiva di questa pandemia, sono apparse per quel che veramente sono, al di là di mere rappresentazioni celebrative di facciata: i n a r i d i t e, disertate della coscienze e dalle conoscenze dei più. Ma allora se l’Europa, e con essa il mondo, ha perso la scommessa del liberalismo spinto oltre ogni limite (vedi delocalizzazione produttiva), del cosmopolitismo quale collante per una nuova costruzione mondiale, perché questo sottintendeva la spoliticizzazione degli Stati che non c’è stata, e perchè esso mostra tutta la sua fragilità anche sotto il profilo giuridico internazionale (vedi migranti). Che cosa va fatto per la costruzione d’un nuovo mondo, d’un novello rapporto Uomo-Mondo? A parer mio, a fronte del nulla entro il quale rischiamo tutti di inabissarci, occorrerà con umile coraggio rileggere nella sua storia e poi ripristinare nella sua essenza, sia pure rivisitandola in una ricostruzione più aderente alla verità di quanto avvenuto, il rapporto Dio – Uomo. al fine di ricondurlo al suo unico fine: la salvezza dell’Uomo, riconosciuto come Creatura inserita in un superiore Piano di comprensione del Creato. Mentre, cioè, il vecchio paradigma illuministico-cosmopolita sta naufragando, e sembra ormai non eserci rimasto che un profondo vuoto, occorre richiamare Dio sulla scena del Mondo. Ma come ricondurci a Lui, che non ci ha mai lasciato, ma che abbiamo noi abbandonato? Ecco: mi sembra di sentire una voce: con e per il Vaticano II°. Non credo si possa tenerne conto appieno se non per quanto possa essere utile alla costruzione del nuovo rapporto, a questo punto visto nella sua dimensione triangolare Dio -Uomo – Chiesa. E questo perché, come fu ritenuto da integrare il Vaticano I°, e da modificare, così i tempi oggi vogliono, con il loro rapido correre più di quelli passati, un aggiornamento congruo dei suoi enunciati. Non occorre sottovalutare che molte ambiguità dell’oggi derivano dalla sua esaltazione acritica. Non dimentichiamo il “fumus satanicus” citato dallo stesso Pontefice come penetrato persino nella Chiesa! E’ in questa ottica che la Chiesa necessita di ritrovare un nuovo equilibrio, tra la sua missione di evangelizzazione dell’uomo, e relativa salvezza della sua anima, suo primario fine, e il supporto del povero e del debole su questa terra. Sembra poca cosa, ma è, alla luce di quanto ancora l’azione della Chiesa, se non il pensiero, si ospita di cultura marxiana, non proprio semplice. E il nostro Ordine? Noi Templari dovremmo cogliere l’opportunità che ci dà il tempo che viviamo per contribuire alla costruzione di quest’Uomo nuovo, ponendoci all’attenzione della società in cui agiamo e della Chiesa verso la quale dovremmo indirizzare, a prescindere da riconoscimenti prematuri e non richiesti, scritti, proposte e quant’altro, allo scopo di reciproco scambio di idee, sia pure nell’ambito, d’un riconosciuto, da parte nostra, primato dottrinale della Stessa, facendoci nel tempo conoscere per il nostro serio intendimento di porre a Sua disposizione un nuovo strumento di diffusione e difesa del Cristianesimo cattolico: il nostro Ordine. Istituzione che ha le sue radici storiche di presenza e di azione nella Chiesa e nel mondo da Essa stessa accettate e benedette e mai smentite: vanno rivalutate e riaffermate con nuovo spirito di iniziativa e di promessa: essere difesa della Chiesa e del Papato che la regge e seguace del Cristo. Quel Cristo, morto in Croce per noi e Risorto per liberarci dal peccato originale, e cioè dal voler essere come ci pare, e donarci la Vita eterna, non essendo possibile che la materia trionfi sullo Spirito, essendo la materia anch’essa una forma addizionale di Spirito, di Pensiero divino con diverso stato di essere. A difesa di tutto ciò, e non di altro, come lo si voglia chiamare: il Dubbio, la Ragione, il Superuomo, ecc. Si tratta solo di cominciare a far chiarezza, intanto, tra di noi. Senza essere noi per primi a decidere cosa si vuol essere, sarà difficile convincere gli altri. Solo essendo noi decisi nel conseguente fare, potremo sperare di partecipare con profitto alla costruzione del nuovo Tempio che ci aspetta: l’Uomo, ma un Uomo che abbia di nuovo in Dio la sua matrice e la sua speranza.