A cura di Maria Rita Astolfi – Grand’Ufficiale dell’Ordine

I TEMPLARI OGGI – ETICA E COMPORTAMENTO

I Templari oggi costituiscono il Modello di un’Aristocrazia dell’Etica e della Morale, e dell’Intelletto (come mediatore tra il Sacro e il Profano); sono un’Ėlite socio-culturale e spirituale trainante, che utilizza:
La Spada della Fratellanza e della Tolleranza, per la difesa della Libertà dell’uomo, a garanzia di un retto vivere civile.
Lo Scudo della Pazienza, a protezione dai colpi delle avversità della vita.
La Corazza dell’Integrità, a sostegno della rettitudine.
Il Mantello Bianco, per avvolgersi nella purezza degli intenti dell’anima.
La Croce Rossa, per orientarsi con compassione e con il fuoco dell’amore, nel mondo reale e nel mondo spirituale.
I Guanti Bianchi per agire come si deve agire, cioè realizzare il bene per se stessi e per gli altri, nel modo migliore possibile.
Le Insegne, il gioiello, per indicare la ferma Volontà di perseguire le proprie scelte, con la mente e con il cuore, controllando gli impulsi della propria natura, con coraggio e determinazione, in funzione di una sempre necessaria scelta morale e etica del proprio comportamento.

Il Monaco-Cavaliere, che costituiva la figura e il simbolo dell’universo socio-culturale e spirituale dell’epoca medievale, testimonia oggi la sua Nobiltà, con l’esempio, con le idee, con gli ideali e con i valori della Verità e della Giustizia, che sono in ogni tempo necessari all’Uomo e alla Società.
E lo fa con purezza di coscienza e trasparenza di intenzioni.

L’Etica NeoTemplare, che ne deriva, viene qui concepita come categoria dell’agire che è incardinata nella norma-regola etica e viene interiorizzata nella morale:

per perseguire ragione, verità e retta coscienza,
per radicare il senso morale della persona per poter scegliere fra bene e male, giusto ingiusto, lecito e illecito,
per il trionfo della verità: per conoscere la verità, onorare la verità, ascoltare la verità; parlare, servire, agire nella verità sino ad essere la verità in pensieri, intuizioni, sensazioni, sentimenti, parole, opere e omissioni.

Dunque, é del NeoTemplare la capacità di incarnare e trasmettere la Virtù applicata, intesa come Nobiltà del Cuore, come proiezione di valori etico-morali che permeano il suo agire sia nel sociale sia nel privato.

I Templari lottano contro le passioni e le inclinazioni di una possibile fragilità intima, contro la corporeità e le sue esigenze che insidiano la Rettitudine interiore:
per rielaborare e integrare la forza dello spirito,
per il superamento e la neutralizzazione delle proprie debolezze interne.

Il combattimento non è solo esteriore ma anche interiore; diventa una sorta di percorso formativo e evolutivo, di ogni Dama e di ogni Cavaliere, percorso che rappresenta una storia spirituale (individuale e cosmica) da leggere sempre con la cortesia e la gentilezza del cuore e con il fuoco dell’amore.

Ma è un conflitto che non lascia né vincitori né vinti, ma solo la calma dell’equilibrio e la quiete dell’armonia.

Ė infatti un processo di elaborazione che, sostenuto dalla Fratellanza, tende:

al superamento dell’angoscia e della disperazione,
all’andare oltre la paura, e lo sconforto,
alla perseveranza nonostante le frustrazioni,
all’abbattimento dell’orgoglio e dell’egoismo,
all’annientamento della vanità e della vanagloria,
al controllo della gelosia, e delle invidie.
alla capacità di gestire la collera,
al rifiuto delle intemperanze, delle violenze, delle intolleranze e delle ingiustizie,
allo sviluppo dell’arte di ascoltare,
al rafforzamento dell’attenzione empatica e della collaborazione con gli altri,
al consolidamento consapevole di una responsabilità personale intesa come “risposta improrogabile” che elimina la spregiudicatezza nell’agire.

E questo per una libera scoperta di se stessi e per una società più giusta, a difesa dei diritti di tutti, in primis dei più deboli: i Pellegrini del Mondo.

Ė il primato della spiritualità sulla corporeità, della virtù dell’anima rispetto alle qualità fisiche, che trovano le radici nel passato dell’essere Nobile Cavaliere,

Il percorso intellettuale e spirituale si manifesta visibilmente nei gesti e nei comportamenti reali delle Dame e dei Cavalieri, in un processo che trasfigura ideali e modelli in codici di comportamento e doti che il Templare acquisisce e rafforza in seguito all’investitura, rito di passaggio all’Aristocrazia del Cuore e dell’Anima.

Ė così che il Templare, Monaco-Cavaliere, raffigura la sovrapposizione e la fusione della Gerusalemme Celeste e della Gerusalemme Terrestre, a rappresentazione di una raggiungibile perfezione interiore, connessa a purezza di intenzioni: il Monaco e il Cavaliere diventano allora sintesi e simbolo dell’esistenza del Corpo e dell’Anima in armonia.

Il Cavaliere è colui che affronta le prove difficili, ma liberatrici e costruttrici della vita.
Il Monaco è colui che tende all’uno (mònos) cioè colui che tende all’unificazione di tutte le sue facoltà: corpo-cuore-spirito.

Vivere nella Fratellanza, come calice di amore e di amicizia, e quindi di supporto, aiuta la possibilità di superare l’ego, in funzione dell’incontro di apertura e disponibilità con l’altro da sé e intimo con se stesso e con il trascendente.

Essere Templari oggi diventa così una scelta di campo che parte dal rispetto del principio di inviolabilità della persona, di ogni persona e dalla presa in carico di una coerente responsabilità dell’agire.
Si rivela dunque fondamentale il recupero e il ripristino della dignità dell’uomo in confronto con se stesso, con l’altro da sé e con il trascendente.

Il Templare si confronta così con la propria morale e con l’etica della società in cui vive (oggi, in effetti, tendenzialmente un Medioevo tecnologico, politico-economico e sociale di egoismo, di violenza e di miseria morale).

Il NeoTemplare in primis:

diventa depositario di antichi valori cavallereschi e cristiani.
profonde Amore e amicizia e rispetto per il Fratello e per il prossimo.
si dedica a opere di giustizia, di misericordia e di solidarietà.
opera con modestia, onore, correttezza, rigore morale e fedeltà alla parola data.
difende gli ideali di Libertà da trasformare in principi operativi-attivi.
è consapevole della complessità delle relazioni umane e impara a gestire le relazioni con gli altri.
accetta l’ identità altrui, in un processo di integrazione e di dialogo permanente.
non cede a furore né a fanatismi né a razzismi.
rifiuta rivalse e sopraffazioni.
rispetta la vita-esistenza dell’uomo, qualsiasi uomo, come fratello,
onora l’amicizia
garantisce l’equità dei sistemi istituzionali e dei poteri costituiti.
opera in funzione dell’applicazione dell’equità e della giustizia e di un’etica politica- economica-sociale nelle scelte per il bene di tutti.
ha conoscenza e memoria della propria storia.

In sintesi la Dama e il Cavaliere Templare manifestano, con l’esempio, un possibile modo di vivere diverso, con un operare più equo, teso a favorire il rispetto per l’uomo, a promuovere la libertà di pensiero e a migliorare la propria vita e quella degli altri.

L’essere templare oggi diventa dunque

un modo di essere e di comportarsi,
una filosofia di vita, di esempio e di stimolo
un atto di profonda formazione e trasformazione socio-culturale e spirituale.
uno strumento per la creazione di modelli connessi a impegni di passione, compassione e di solidarietà.

Si riscoprono le radici culturali ed etico-sociali del rispetto, della tolleranza e della coerenza con il rifiuto di pregiudizi e di posizioni precostituite e si pone contro il fanatismo, il conformismo, l’asservimento e l’indifferenza morale e spirituale.
Il Templare, Aristocratico della vita, diventa dunque un Ambasciatore di quel rinnovamento culturale-politico-sociale che si richiama alle antiche tradizioni cavalleresche in cui gli ideali propugnati di Castità, Umiltà, Povertà, Ubbidienza e Cristianità si traducono oggi in:

Castità come profondo rispetto del corpo, dell’anima, dello spirito dell’uomo, della natura e del mondo.
Umiltà come uguaglianza nel porsi a servizio dell’altro da sé.
Povertà come carità consapevole e solidarietà.
Obbedienza, non come accettazione acritica del Potere, ma come accettazione e conformazione ai principi, ai precetti, ai valori dell’Etica e della Morale dell’Ordine.
Cristianità come superamento di dogmi, a ripristino e recupero della modernità del messaggio di Amore di Gesù Cristo e di Maria.

Un progetto di onestà intellettuale, di solidarietà sociale e di rigore morale (pubblico e privato), di forza, coraggio e costanza “con pura diligenza e pura perseveranza”(Regola) nel migliorare se stessi e il mondo con purezza di spirito e degli intenti, in cui prevalga l’Amore fraterno per l’uomo, la vita e l’universo.

Da un documento dell’epoca:

Ama ciò che è retto, ignora ciò che è malvagio!
Non criticare mai bontà, giustizia e compassione!
Sii paziente, calmo e riflessivo, non arrenderti mai all’orgoglio!
Sii puro, compassionevole e gentile, non usare in nessun caso lo scherno!
Sii fiducioso, contento e aperto agli altri, non dubitare mai, né essere invidioso!
Sii moderato in ogni cosa e evita gli eccessi!!
Sii umile, gentile, modesto, generoso e rispettoso degli altri, non essere mai arrogante!
Sii sincero in parole e opere, dì la verità Non mentire né calunniare mai!
Sii servizievole e considera tutto ciò che c’è, non ingannare né tradire alcuno!
Ama e proteggi la vita, diffondi pace e armonia, e non essere mai aggressivo!

Cosa dice la Regola, sintesi e integrazione della Regola di Comportamento del Cavaliere Templare

Il Salmo 133, noto come il “Salmo della Vita Fraterna”, era il preferito dall’Ordine del Tempio in quanto aveva uno spazio assolutamente preferenziale all’interno della preghiera del Cavaliere Templare.

Il primo verso del Salmo 133 recita: “Ecco, quanto è buono e quanto è piacevole, che i fratelli dimorino insieme nell’unità”. Questo salmo esprime la gioia della vita fraterna di un ordine monastico militare, nel quale il Cavaliere non era proprietario di nulla e quindi non crescevano sentimenti di divisione, di invidia o di ricerca di privilegi. Accettarne la Regola significava agire, in amore fraterno, a vantaggio della vita comune.

La Regola dice “Qui con grande gioia e fraternità…ci riunimmo a Troyes e udimmo ..dalla bocca di Hugo de Payens quali erano gli usi e costumi dell’Ordine della Cavalleria ..e approvammo ciò che ci sembrò utile .. e su consiglio del comune concilio, insieme lo approvammo…per ordine del concilio e del Venerabile Padre Bernardo di Chiaravalle al quale fu affidato l’onore e l’onere di tenere questo divino ufficio…”.

Per capire fino in fondo il significato di questa preghiera anche oggi, dobbiamo dapprima creare, dentro di noi, il vero “silenzio interiore”, neutralizzando le interferenze che derivano dalla frenesia della vita materiale.

La Regola dice “Del mantenere il silenzio: … poiché è scritto … la morte e la vita sono in potere della lingua” e inoltre“ mangia il tuo pane in silenzio” e “ il troppo parlare non è senza peccato”.

Ė infatti la mente purificata da qualche momento di silenzio, di meditazione e di raccoglimento che prepara spiritualmente all’incontro con i fratelli Templari e permette di lavorare insieme nell’unità sempre ritrovata.

La regola comincia con: “Voi che avete rinunciato alle vostre volontà …”.
Dalla Regola si ricava che il rispetto, l’obbedienza e la disciplina perseguono l’umiltà che deve essere alla base dello spirito templare. Umiltà, intesa soprattutto come percezione dei propri limiti, come modestia e riservatezza nei modi e nel contegno, come capacità di essere presenti ed esprimersi senza voler imporre la propria volontà al di sopra degli altri.

Disciplina e obbedienza è necessario che siano alla base dell’Ordine: ed è disciplina prima di tutto con se stessi e per se stessi (dal Priore al Cavaliere) ed é obbedienza nel rispetto delle regole che si liberamente scelto di seguire.

La regola dice: “… perciò diciamo che nessuno sia elevato al di sopra degli altri e..si inorgoglisca …ma saldamente si attenga alla vita comune …”.

Essere umili significa riconoscersi nella comune identità dell’uomo-cavaliere che ha deciso di percorrere un sentiero di rinnovamento spirituale e materiale nella ricerca del quel Graal che è nascosto nella profondità di ciascuno. Ė compito del cavaliere ritrovarlo in sé stesso e nell’altro da sé, nel Confratello.

La regola dice: “… gli anziani devono fornire il buon esempio agli altri fratelli… ed evitare di commettere oltraggio… affinché i fratelli giovani possano rispecchiarsi in loro e dal loro comportamento apprendere come comportarsi a loro volta”.

La scelta di entrare nell’Ordine è la scelta di rispondere allo spirito della regola del Tempio.
La regola dice “… In quest’Ordine Religioso è fiorito e risuscitato l’Ordine della Cavalleria…”.

E per tutti i Fratelli è cosa convenevole – al fine di adempiere al proprio compito-servizio – rispettare lo spirito dell’Ordine e della Regola che normano, e che stabiliscono i confini di comportamento e i limiti di un agire che non è più legato alla vita di tutti i giorni, ma che si innesta in un percorso di rispetto, obbedienza e disciplina etico-morali-spirituali.

La regola dice “… Chiunque tu sia, o Cavaliere di Cristo… occorre aggiungere alla tua professione una pura diligenza ed una ferma perseveranza che è riconosciuta essere così degna e santa e così alta..”

A tutti massimo rispetto è dovuto, nell’obbedienza come nel comando: rispetto per tutto ciò che si fa di buono e di giusto, rispetto e tolleranza anche per i possibili errori che i confratelli possono commettere, rispetto anche per chi è scelto per la gestione della vita dell’ordine e si muove per il bene e lo sviluppo dell’Ordine stesso.

La regola dice: “… colui che presiede il capitolo….deve inoltre dire…- E io cari signori, chiedo perdono a voi tutti insieme e a ognuno singolarmente, affinché se io abbai detto o fatto qualcosa nei vostri con fronti che non avrei dovuto o se per caso vi abbai causato dispiacere per qualsiasi motivo, che mi perdoniate in nome di Dio e della sua dolce Madre e perdoniate gli uni agli altri.. che ira ed odio non possano albergare fra voi ”.

Gli avi templari tenevano fra loro un comportamento cameratesco e solidale, ispirato al massimo rispetto ed alla non esaltazione di loro stessi. Il Regolamento era minuziosamente improntato sull’atteggiamento da tenere sia nelle riunioni dell’Ordine che fuori: e chi è Templare anche oggi si deve ricordare di esserlo sia nei ranghi che nel mondo.

La regola dice: “ Ciascun fratello dovrà sforzarsi di vivere onestamente e dare il buon esempio alla gente del secolo e degli altri Ordini religiosi in tutte le cose, in modo che non possano notare alcuna mancanza nel suo comportamento…”.

La disciplina che governava l’Ordine in quel tempo era di necessità ferrea, ma allora come oggi partiva

dall’amore fraterno,
dalla tolleranza, dalla pazienza
dalla perseveranza, basata com’era sulle sacre scritture riprese da San Bernardo.

“Siate sempre umili, cordiali e pazienti; sopportatevi l’un l’altro con amore” (come recita la Sacra Bibbia nella “Lettera agli Efesini”).

Il Cavaliere Templare riconosce la stabilità e la fermezza, le persegue e cerca di realizzare in sé stesso un forte equilibrio nel comportamento; soprattutto non si mostra eccessivamente esuberante per non soffocare gli altri, ma ha in sé quella forza che lo fa agire in maniera sicura, quella stessa forza che può essere percepita, all’interno di se stesso quanto all’esterno, come pura saggezza.

La Regola dice: “… I fratelli … devono sforzarsi di rispettare i precetti delle regole..secondo le proprie possibilità; e devono vivere senza trasgredire … sul fatto che non disonorano i precetti dell’ordine né con fatti né con parole offrendo esempi di buone opere e di sapienza…”

La regola inoltre dice: “ … il Capitolo volge alla fine e il maestro … prima di allontanarsi deve indicare e insegnare ai fratelli come devono vivere; deve esortarli a guardarsi dalle cattive abitudini e ancor più dalle cattive azioni, affinché si sforzino e cerchino di comportarsi in modo tale che non si possa rilevare nessuna superfluità né irragionevolezza…”.

Ė molto importante che i presenti al Capitolo portino il proprio contributo personale per un’armonia che deve regnare sempre sovrana.

La regola dice: “… Ciascun fratello deve attentamente guardarsi dal fare adirare il suo fratello, poiché la sovrana pietà di Dio, in nome della carità, tiene in conto il fratello potente come il povero”.

La regola dice: “… Ciascun fratello dovrà compiere azioni gentili e cortesi”.

Pertanto dobbiamo meditare con attenzione cioè che dice l’Apostolo: “Per non essere calunniatore non sussurro in mezzo al popolo” (tratto dal Libro del Levitico XIX, 16).
La regola dice: “Ordiniamo per motivo divino di scongiurare la pestilenza dell’invidia, delle dicerie, del livore e della maldicenza.”

Quindi ciascuno applichi l’insegnamento dell’apostolo: “Non vi siano recriminazioni né maldicenze tra il popolo di Dio”. E inoltre “ma quando il fratello verificherà chiaramente che il suo fratello ha peccato, lo riprenda in privato, con pazienza e pietà fraterna…”.

Quindi l’Armonia, l’Umiltà e l’Obbedienza diventano la base delle regole del vivere templare.

La Regola primitiva dell’Ordine del Tempio è quella che è stata scritta da San Bernardo di Chiaravalle per i monaci-guerrieri e si rifaceva alle norme monastiche alle quali dovevano sottostare i cavalieri che desideravano entrare nell’ordine del tempio.

Il testo della regola si compone di 72 capitoli e le virtù fondamentali dei cavalieri sono elencate sin dall’inizio: purezza di intenzioni, ubbidienza, costanza e perseveranza ed è in prevalenza una trascrizione di quanto i Cavalieri già facevano e osservavano.

La regola è stata approvata nel concilio di Troyes del 1128 ed è stata redatta da Joannes Michaelensis nel momento della riconoscimento-consacrazione dell’ordine.

Per le citazioni vedi Il Corpus normativo templare a cura di Giovanni Amatuccio, Congedo editore, 2009

(maggio 2019)