A cura di Maria Rita Astolfi – Grand’Ufficiale dell’Ordine
L’ORIGINE DEL TEMPIO E LA CROCE DI LORENA
Se l’uomo ha sempre cercato di ricomporre la realtà in funzione di un significato superiore, la volontà di comprendere la storia individuale e collettiva lo ha portato ad interpretare plausibilmente i punti di riferimento riscontrabili, nel modo più oggettivo possibile.
Poiché la storia dei Templari è territorio tanto esplorato quanto ancora inesplicabile, e l’argomento si presenta più che complesso per le numerose implicazioni connesse a più livelli, con questo lavoro si cerca di dare, in estrema sintesi una visione d’insieme della situazione relativa all’origine dei Templari in un’ottica sostanzialmente politico-sociale.
Interrelando i dati deducibili dalla letteratura esistente, sembra possibile far risalire l’Origine dei Poveri Cavalieri di Cristo ad avvenimenti che si svolgono ben prima della fatidica data del 1119, data in cui Ugo de Payns con 8 confratelli, si reca a Gerusalemme da Baldovino II, per ottenere il riconoscimento del suo gruppo e ottenerne la sua successiva installazione nel palazzo costruito sopra le rovine del Tempio di Salomone, da cui il nome che li ha fatti conoscere nel mondo: i Templari.
Vorrei allora porre subito in modo provocatorio un’ipotesi di lavoro che, se consideriamo i dati a disposizione si può ritenere coerente con l’evolversi degli avvenimenti del tempo, e ciò al di là delle possibili interconnessioni con un ipotizzabile legame esoterico: è possibile che l’idea della nascita del Tempio, come Ordine monastico-militare sia nata presumibilmente tra il 1104-1108 per il fallimento di accordi particolari tra i Cluniacensi, i monaci neri Benedettini di Cluny, e gli Agostiniani, sotto l’egida di alcune grandi famiglie francesi del tempo, per la conquista e la gestione religioso-politica di Gerusalemme e per l’inserimento della Terra Santa in un piano generale di ben più ampia portata politica, con Pietro l’Eremita come mediatore? E’ pensabile che, per ripristinare gli equilibri di potere si inserisca, in un secondo tempo, Bernardo di Chiaravalle con la strutturazione e la legittimazione dell’Ordine stesso che assume la funzione di strumento operativo nell’ottica del raggiungimento dell’obiettivo?
Sono ipotesi plausibili se consideriamo, proprio nell’ottica della nascita del Tempio, il fatto che altri Ordini erano già operativi o nascono in Terra Santa, sia pur non con quelle caratteristiche, sin da prima del 1100.
Come mai allora l’Ordine dei Templari appare ben venti anni più tardi e viene legittimato dopo trenta? Perché l’Ordine ottiene ufficialmente da Papa Eugenio III la Croce sul mantello solo nel 1147, quando i Crociati potevano fregiarsene già dalla prima Crociata?
Logica vuole che se doveva essere il braccio operativo per la difesa dei pellegrini che accorrevano in massa in Terra Santa, doveva essere costituito subito dopo la presa di Gerusalemme del 1099.
Invece Goffredo di Buglione istituisce proprio in quell’anno, l’Ordine monastico del Santo Sepolcro. Non si dimentichi inoltre che Bernardo aveva solo nove anni quando è stata conquistata Gerusalemme. E’ innegabile allora che il progetto nasca da più lontano e che sia piuttosto complesso.
Per cercare di comprenderlo al meglio si devono analizzare allora alcuni avvenimenti in-crociati avvenuti in un lasso di tempo che si può presumibilmente dividere in due periodi significativi:
il primo presumibilmente tra il 1070 e il 1108 in cui si prepara il disegno politico;
il secondo tra il 1108 ed il 1129 (data del Concilio di Troyes in cui viene individuato e ratificato l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo del Tempio di Salomone), in cui nasce l’idea e si consolida il progetto di un Ordine Monastico-Militare.
E’ in questo modo, infatti, che è possibile far emergere un’ipotesi del disegno sotteso. Individuiamo prima di tutto, in estrema sintesi, il contesto storico in cui si inseriscono tali avvenimenti. In quegli anni, mentre l’avanzata islamica minaccia sempre più a fondo l’Europa, quest’ultima è preda di profondi conflitti interni: sociali, economici e di potere. In particolare emerge:
il conflitto di potere tra il Papato ed il potere monarchico, che si esplica in scomuniche ed in una serie di Papi eantiPapi;
il rapporto conflittuale tra i grandi vassalli ed il potere centrale del re;
la dissoluzione ed il lusso sfrenato del clero che sconcerta la società del periodo;
il pellegrinaggio, predicato e imposto come viaggio indispensabile per la salvezza dell’anima;
la necessità di contenere il fenomeno cavalleria secolare che risultava ormai fuori controllo per violenza e soprusi reiterati;
la profonda crisi economica dell’Europa Occidentale del tempo.
In questo contesto si registra una serie di incontri ed accordi fra le istituzioni monastiche ed alcuni personaggi dell’epoca.
Da una lettura dei dati si rileva infatti che ben prima del 1100 alcune antiche famiglie borgognone e fiamminghe (i cui destini, le cui parentele, i cui incontri sono oggettivamente riscontrabili nella storia) che si ritrovano nell’area di Troyes (originariamente parte dell’antica Borgogna), tra cui i Lorena, i D’Angiò, i De Blois, e gli Champagne, che sembra guidassero più direttamente il gioco dietro le quinte, si muovano, con uno scopo dall’apparenza ben diverso, ma in realtà con l’intento di coinvolgere e sconvolgere l’intera società civile dell’epoca in un profondo progetto di cambiamento del panorama globale del mondo occidentale.
Sembra emergere, infatti, un possibile disegno complesso in ambito politico-religioso-sociale sotteso ad una volontà di modificazione della fisionomia dell’Europa e del Medio Oriente, che si rileva a più livelli.
Si tratta di un disegno di valenza potente, tanto da dover coinvolgere l’intero assetto della società del tempo.
Vengono messi in risalto altresì, alcuni ruoli individuali di Papi e mistici che si intrecciano con gli altri in un agire condiviso, per creare un evolversi della civiltà occidentale direzionato.
In un intreccio di legami familiari, incontri, e situazioni progettate nell’ottica prevista, sembra che in effetti si voglia arrivare a:
realizzare un’ipotesi di federazione europea, con un governo di tipo monarchico teocratico, legittimato dalla storia e da Dio, destinato a stringere vincoli di fratellanza con gli altri popoli del bacino mediterraneo;
contestualmente pervenire, attraverso un sincretismo (inteso come intercomunicazione e scambio) di tipo religioso e filosofico, all’unificazione universale, con apporti giudaico-gnostici, delle due grandi civiltà contrapposte del Mediterraneo: quella islamico-orientale e quella celtico-cristiana, con Gerusalemme al suo centro.
L’idea chiave è quella di spostare il centro della cristianità ed il controllo del mondo occidentale in Terra Santa, “onphalos” del conosciuto e del conoscibile.
Dunque pervenire alla Gerusalemme Celeste attraverso il controllo e la gestione di quella Terrestre.
In base alle ipotesi iniziali d’altra parte è credibile che un disegno di riforma con Gerusalemme-Centro Sacro del Mondo (ovvero di un nuovo potenziale Sacro Romano Impero), possa e debba prevedere un controllo congiunto sia della gestione politico-secolare che religiosa.
Ci si rifà dunque all’antica regola indoeuropea simbolizzata dalla coppia mitologica Mithra-Varuna, e nella società celtica dal duo Druido-Re (di cui Artù e Merlino sono la personificazione romanzesca).
Si vuole, in effetti, ristabilire a partire dalla Terra Santa, quell’equilibrio armonico tra le due forze, che né il Papa né la case regnanti europee sono disposte a fare cercando, ognuna, la predominanza sull’altra.
Un’ipotesi di accordo tra le due forze religiose predominanti, gli Agostiniani e i Benedettini-Cluniacensi può favorirlo, poiché come serbatoio dei futuri Papi, è in grado di garantire un cambiamento effettivo nell’indirizzo della politica Papale.
Ma il cambiamento deve essere totale e coinvolgere tutta la società dell’epoca nella sua struttura più profonda.
E poiché non c’è salvezza senza conversione, si parte con la riforma morale, offrendo ai laici un modello di santità: il Cavaliere di Cristo che con la sua Spada benedetta difende gli orfani e le vedove. Contestualmente inizia anche la predicazione delle crociate che, con la legittimazione della chiesa della guerra giusta e santa, subito provocano una dirompente coagulazione del popolo attorno ad un obiettivo sacro
In questo modo si riesce oltretutto a spostare una gran quantità di persone dall’Europa in piena carestia, verso il territorio mitico dell’oro orientale.
Ma per muovere le folle, in un’epoca così profondamente intrisa di religiosità, c’è un inevitabile bisogno di mediatore e catalizzatore di popolo, che sia in grado di farsi seguire e riesca a coinvolgere le persone indirizzandole verso l’obiettivo.
E Pietro l’Eremita sembra essere il personaggio che inizialmente si adatta molto bene al progetto. E’ lui, infatti, che sembra collegare personaggi e Ordini monastici tra loro in un disegno preordinato.
Pietro è il tutore di Goffredo di Buglione, legato ai Lorena, e quindi vicino ad alcune grandi famiglie coinvolte nel progetto; viaggia per l’Europa a cavallo di un asino, viene riconosciuto e seguito dal popolo come asceta ma si muove a suo agio anche a contatto con nobili e Ordini monastici, soprattutto in ambito Agostiniano.
Nel 1070 si trova nelle Ardenne dove contribuisce alla costruzione dell’Abbazia di Orval, sulle terre della Duchessa di Lorena, zia di Goffredo di Buglione.
Qui si dedica allo studio sia dell’albero genealogico dello stesso Duca di Lorena, la cui famiglia risulta legata ai re Merovingi, sia delle origini della famiglia di Goffredo.
Nel 1088, dopo un viaggio a Gerusalemme, Pietro si trova a Roma per conferire sulla drammatica situazione dei pellegrini in Terra Santa in mano mussulmana.
Il Papa è Eude de Chantillon, un monaco francese, che sale al soglio pontificio con il nome di Urbano II.
E’ lui che, con Pietro, al grido di “Dio lo vuole”, predica a Clairmont nel 1095 la necessità di una Crociata per liberare Gerusalemme,
Urbano II, proviene da Cluny, l’Abbazia fondata nel X sec. dai così detti Monaci Neri, dal colore del mantello che indica umiltà e rigore, i quali seguono la regola di San Benedetto che sarà poi adottata anche dai Templari.
Viene fondata da Bernone, un frate Benedettino, che si reca con dodici monaci in una foresta dove costruisce l’Abbazia su un terreno donato da Carlo III di Borgogna nel 910.
I monaci portano con loro un migliaio di testi eruditi, tanto che Cluny diviene in breve tempo una famosa scuola di dottrina.
La regola benedettina che seguono, si riassume nel “prega e lavora” di S. Benedetto, che rifugge dalla ricchezza e dall’intellettualismo puro per perseguire quella vita severa di tipo mistico-contemplativo che porta alla trasformazione interiore.
Da Cluny si staccheranno in seguito alcuni Cluniacensi che assumendo il mantello bianco, simbolo di purezza si stabiliranno a Citeaux nel 1098, (Abate un familiare di Bernardo) nelle terre di Ugo I di Champagne, un anno prima della conquista di Gerusalemme
Tale regola sarà seguita anche da Bernardo, che nell’Abbazia di Citeaux nel 1112, prende i voti prima di fondare tre anni più tardi Chiaravalle su terreni donati da Ugo di Champagne.
I Monaci Neri di Cluny, come i monaci “Bianchi” di Citeaux in seguito, avranno in concessione benefici e di privilegi eccezionali di cui godranno anche i Templari.
Tra gli altri essi dipendono direttamente dal Papa e godono dell’esenzione dalle imposte.
I Cluniacensi, pur non in modo esplicito, sono coinvolti con il Papa e Pietro l’Eremita nel suo appello per la liberazione della Terra di Cristo.
Ed è al seguito di Pietro che si muove nel 1096 la prima Crociata popolare quella stessa che viene distrutta a Costantinopoli nel 1097, prima dell’arrivo di Goffredo di Buglione, che con la sua armata organizzata conquisterà Gerusalemme nel 1099.
Goffredo una volta conquistata la città, secondo alcuni testi, accetta la corona di Gerusalemme, secondo altri la rifiuta, ma sin da subito istituisce l’Ordine del Santo Sepolcro, detto anche gerosolimitano, un corpo di canonici e cavalieri, con il compito di montare la guardia al luogo sacro, rendendogli onore in pace e difendendolo in guerra.
Quest’Ordine viene appoggiato a canonici regolari nel Convento di Nostra Signora di Sion costruita precedentemente da monaci di origine calabrese, sul monte omonimo.
Alla morte di Goffredo, il fratello Baldovino accetta di diventare Re di Gerusalemme.
Baldovino II regnerà dal 1100 e legittimerà il proto-gruppo Templare di Hugue de Pains nel 1118-19 e lo ospiterà nell’ala del proprio palazzo corrispondente alla moschea di Al Aqsa, costruita sulle rovine del Tempio di Salomone.
Nel frattempo, Ugo I di Champagne con il fratellastro Stefano di Blois (che ha sposato la figlia di Goffredo, e combatte con lui nella prima Crociata) si recano poi in Terra Santa più volte tra il 1099 ed il 1129.
Pietro l’Eremita dopo in ritorno in Europa, invece, nel 1100 si recherà in un’Abbazia Agostiniana dedicata al Santo Sepolcro e a San Giovanni Battista dove resterà a lungo.
Nel 1114 l’0rdine del Santo Sepolcro viene posto dal Patriarca di Gerusalemme sotto la regola Agostiniana che propugnava sia il principio della “Città di Dio integrata alla società degli uomini” sia i principi del diritto romano e della sua organizzazione gerarchica.
L’Ordine degli Ospitalieri, monaci e laici, probabilmente è già presente in Terra Santa, tra il 1070-80 con un proprio ospedale appoggiato al monastero ricostruito di Santa Maria Latina, affidato a monaci Cluniacensi-Benedettini italiani, la cui cappella è dedicata a Giovanni l’Elemosiniere, il loro protettore.
Dopo la presa di Gerusalemme, l’Ordine acquisisce fra l’altro anche la chiesa di S. Giovanni Battista, affranca definitivamente la propria struttura dalla tutela benedettina e si pone nell’orbita Agostiniana del Santo Sepolcro.
L’Ordine, non ancora militare ma solo religioso, ratifica dunque ufficialmente la rottura con i Benedettini, cambia il proprio patrono e si pone sotto la tutela di Giovanni il Battista.
Nel 1113 il Papa lo riconosce e lo pone sotto la sua protezione diretta.
In ogni caso gli Ordini presenti in Terra Santa diventano determinanti per la gestione del quotidiano di migliaia di pellegrini che si spostano in mezzo a mille disagi e minacce in una terra ostile e pericolosa. Questi Ordini diventano inoltre il braccio operativo del potere politico, e religioso congiunto, poteri che si riconoscono a vicenda come indispensabili per la gestione totale del territorio.
Non si deve inoltre sottovalutare che un costante e consistente flusso di denaro e di donazioni arriva nelle casse di questi ultimi: al Santo Sepolcro, che assume prevalentemente una funzione liturgica, e all’Ospedale, che assume una funzione più caritatevole di alloggio e di cura dei pellegrini. Questi Ordini monastici diventeranno solo molto più tardi anche militari.
In questa prima fase sembra proprio che, con l’apporto mediatore di Pietro l’Eremita, l’accordo tra due istituzioni religiose per la presa di Gerusalemme, lasci il campo ad una lotta per il controllo del territorio che vede negli Ordini presenti la predominanza degli Agostiniani e l’eliminazione dell’influenza dei Benedettini-Cluniacensi.
Un accordo tra le due forze religiose predominanti, gli Agostiniani ed i Benedettini-Cluniacensi, è d’altronde fondamentale per ristabilire, a partire dalla Terra Santa, quell’equilibrio di potere tra il Papa e la monarchia per l’effettivo controllo degli equilibri di gestione del mondo.In questo momento l’esclusione di Cluny e di Citeaux fa propendere le forze di controllo solo da una parte, quella Agostiniana
Necessita dunque un indispensabile ribilanciamento delle forze religiose in campo, pena l’impossibilità del controllo della situazione.
Probabilmente proprio per questo Ugo I di Champagne decide di muoversi partendo dalla Francia, con l’accordo del gruppo di famiglie Francesi promotori del progetto politico iniziale.
Pietro l’Eremita viene sostituito da Bernardo, un mistico ben più determinante e potente, che non sarà seguito ed amato solo dal popolo, ma anche diventerà la più importante figura della cristianità del tempo, per carisma, cultura ed acume politico.
Per realizzare il proprio progetto Ugo I di Champagne si reca a Gerusalemme nel 1104 con Ugo de Payns, dopo una serie di incontri con i cistercensi in Francia.
Si ritiene che ne fosse di ritorno dopo quattro anni, nel 1108, lo stesso anno in cui i monaci di Pietro l’Eremita lasciano improvvisamente l’Abbazia di Orval, e le terre connesse, che andranno in seguito a Bernardo di Chiaravalle che ne fonderà un’altra sulla precedente.
Ugo I di Champagne riparte comunque per Gerusalemme nel 1114 con Ugo di Payns, e torna in Francia nel 1118.
Nello stesso anno Ugo de Payns, si presenta a Baldovino II con il suo gruppo, e si installa nel cuore della città sacra.
Ugo de Payns, il primo maestro Templare, è un personaggio non chiaramente identificabile, forse perché insignito di tale titolo in secondo tempo, e quindi è solo ipotizzabile individuarne il personaggio storico esatto, sembra comunque che fosse sposato con una Saint Clair.
L’area del Payns dal 1095 era in mano alla Lorena, in seguito viene donata da Ugo I di Champagne al fratellastro, il Conte di Blois.
Bernardo sceglierà di installarsi proprio qui in una zona oscura e malsana chiamata Valle Dell’Assenzio (pianta sacra all’antico Egitto di connotazione pagana), reputata terra maledetta, che Bernardo cambierà in Chiaravalle.
E’ con il suo avvallo che Ugo di Payns, fa nascere il proto-gruppo della Cavalleria del Tempio (formato da alcuni cavalieri e due cistercensi), con il dichiarato intento di difendere (in nove) i pellegrini dagli infedeli, pur essendo in numero così limitato per le necessità del ruolo.
Dopo alcuni anni, nel 1127 Ugo di Payns con altri Cavalieri torna in Francia dove riesce fare un gran numero di proseliti in tutte le grandi famiglie d’Europa. Fra gli altri entra nel gruppo, non solo Ugo di Champagne, ma nel 1128 anche Folco d’Angiò che succederà a Baldovino II, re di Gerusalemme dal 1118-20, che non ha eredi diretti.
Il successo straordinario in Europa di Ugo di Payns non è riscontrabile in nessun altro caso della storia. Si può supporre che sia stato facilitato da una serie di accordi-incontri a più livelli, condotti dalla casa di Champagne e da Bernardo, che a sua volta è accanto al Papa nel Concilio di Troyes del 1128-29 a ratificare l’Ordine dei Poveri Cavalieri di Cristo, che plaude, con il suo De Laude Novae Militiae.
Al successo di proselitismo il Tempio aggiunge in breve tempo una grossa espansione territoriale.
In questo modo i Cistercensi e le grandi famiglie francesi riprendono un più efficace controllo religioso-militare di Gerusalemme (e ciò attraverso la creazione di un organismo che in brevissimo tempo sarebbe diventato il più potente e determinante ago della bilancia economico, finanziario, militare, politico e culturale del tempo) ed inoltre ottengono anche un sempre più forte riscontro politico nei confronti del potere regio.
Non si dimentichi che il riconoscimento da parte di Citeaux sarà determinante anche per quasi tutti gli altri Ordini Monastico-Militari che appariranno in seguito sia in terra Santa, che in Spagna (eccetto l’Ordine di Santiago), che nell’Europa dell’Est.
Prima di continuare è indispensabile a questo punto sintetizzare la situazione dal 1070 al 1108 nell’ottica dell’ipotesi iniziale :
1070/80 – Pietro l’Eremita si muove tra le aree benedettina ed Agostiniana, ha frequenti contatti con il Papa, con i Cluniacensi ed alcune importanti famiglie dell’epoca (morirà comunque in un convento Agostiniano);
1088 – Pietro torna da Gerusalemme, dove ha avuto contatti con l’Ospedale, ed incontra il Papa;
1095 – Urbano II, di provenienza Cluniacense-benedettina predica la 1° Crociata con Pietro;
1096 – Pietro parte per liberare Gerusalermme a capo della prima Crociata popolare, che sarà distrutta a Costantinopoli;
1097 – Ugo I incontra i cistercensi nell’Abbazia di Molesme, a sud di Troyes;
1098 – Si stacca la costola di Citeaux da Cluny, Abate un familiare di Bernardo;
1099 – Goffredo di Buglione prende Gerusalemme;
1099 – Nasce l’Ordine del Santo Sepolcro (regola Agostiniana);
1099 – L’Ordine dell’Ospedale si affranca dall’influenza benedettina originale e si pone nell’orbita del Santo Sepolcro;
1101 – Ugo I di Champagne di nuovo nell’Abbazia cistercense di Molesmes;
1103 – Re Baldovino II a Gerusalemme appare con le Guardie del Santo Sepolcro in un’uscita ufficiale;
1104 – Sinodo a Troyes al quale partecipa Ugo I di Champagne che si reca in seguito in Terra Santa con Hugue de Payns;
1108 – Ugo I° torna da Gerusalemme e i monaci di Pietro lasciano improvvisamente l’Abbazia di Arval che andrà in seguito a Bernardo;
1112 – Bernardo entra a Citeaux
1113 /14 – Riconoscimento degli Ordini del Santo Sepolcro ed Ospedale che il Papa porrà definitivamente sotto la propria tutela e ne ratificherà la regola Agostiniana;
1114 – Ugo I di Champagne in Terra Santa con Hugue di Payns;
1115 – Bernardo fonda Chiaravalle;
1118 – Ugo I torna in Francia;
1118/19 – Ugo di Payns resta a Gerusalemme e si presenta con il suo gruppo, formato da sette cavalieri e due cistercensi, a Baldovino I e si installa nel cuore della Città Sacra;
1125 – Ugo I torna a Gerusalemme ed entra a far parte del gruppo dei Cavalieri del Tempio;
1127 – Ugo di Payns con altri cavalieri torna in Francia per fare proseliti e fra gli altri entra nel gruppo (nel 1128) anche Folco d’Angiò, che erediterà poi il Regno di Gerusalemme;
1129 nel concilio di Troyes si ratifica l’Ordine del Tempio con l’avvallo del Papa e il supporto di Bernardo di Chiaravalle.
Dunque è tra il 1108-12 ed il 1120 che sembra realizzarsi il disegno di quest’Ordine che prende forza e vigore nei nove anni di incubazione in Gerusalemme, prima di spiccare il balzo, una volta strutturate le condizioni in Europa, e diventare anche il modello per la nascita o ristrutturazione degli altri Ordini di cui sarà sempre un alleato conflittuale.
La nuova Militia Cristi, L’Ordine del Tempio, è il primo, tra tutti gli altri Ordini preesistenti, che unisce la funzione del pregare a quella del combattere.
Si è detto che il modello cui si sono ispirati per la doppia struttura dell’Ordine può essere l’istituzione militare-religiosa musulmana del Ribat, poiché esistono in entrambi caratteristiche simili, a partire dal concetto di guerra giusta o santa, che sono poi state in seguito adattate alle idee cristiane della vocazione monastica.
E’ interessante sottolineare il fatto che la setta Ismaelita ha anche una doppia struttura gerarchica parallela: una essoterica ed una esoterica.
Ma in esso si può ritrovare, sotto forma cristiana, anche il modello degli antichi Ordini dei bardi celtici: il “Ramo rosso” ed i “Fenians”.
San Bernardo, come figlio del suo tempo, non può non conoscere la cultura celtica, (lui che è chiamato l’ultimo dei druidi), la Kabbalah e l’Alchimia.
E’ proprio nei monasteri che si avvertono soprattutto le forti sollecitazioni filosofiche e spirituali che provengono dagli intensi scambi soprattutto con le comunità ebraiche e con le università arabe di Spagna.
In ogni caso l’Ordine del Tempio diviene il braccio operativo sul campo, un ariete di sfondamento attivo (e simbolico) in Terra Santa.
D’altra parte non si deve dimenticare che la prima Crociata popolare, distrutta a Costantinopoli, dimostra che non basta un movimento di popolo coagulato attorno al simbolo della Croce, sia pure connessa ad entusiasmo e voglia di agire, per combattere e vincere in Terra Santa.
Si deve avere a disposizione un gruppo di combattenti perfettamente organizzato per integrità, valore e obbedienza.
Il Cavaliere del Tempio riunisce in sé tutte queste qualità, ed è pronto ad un giuramento di fedeltà e di obbedienza alla causa così forte e assoluto da non poter essere disatteso per nessuna ragione al mondo. Di fatto quest’Ordine sovverte le regole (sociali, morali e religiose) del tempo, e ciò avviene attraverso la geniale intuizione dell’unire la Croce alla Spada, il pregare al combattere, il sacro alla forza secolare.
Per comprendere al meglio la situazione, si ricorda che la società medievale viene ritenuta dai chierici idealmente divisa in tre Ordini o funzioni sociali strutturati gerarchicamente e riconoscibili in un Ordine divino inviolabile: quelli che pregano, quelli che combattono (e che comandano) e quelli che lavorano.
Con la nascita del Tempio si fondono due gruppi e nascono i religiosi a vocazione militare, che unendo il sacro al profano, attuano un’identificazione sovrastrutturale tra l’ideale monastico e quello cavalleresco secolare.
A tutti gli effetti i Templari rappresentano in realtà una sovrapposizione delle tre funzioni contemporaneamente, poiché già la Regola benedettina, a base della vita monastica Templare, prevedeva la funzione del pregare e del lavorare.
La fusione, completa dei tre strati sociali in un’unica figura fa sì che il Templare divenga la sintesi massima dell’uomo del XII° secolo che ”prega, lavora e combatte per ciò che è giusto e santo”.
Ma ovviamente, poiché in quel tempo non solo sovverte l’Ordine sociale istituito da Dio, ma anche rappresenta anche una forte contraddizione nei presupposti nel suo sacralizzare la violenza e la guerra, non tutti ne riconoscevano la piena legittimità.
Ben trent’anni dopo il concilio di Troyes, lo stesso cistercense Isacco di Stella, dipinge ancora gli Ordini religioso-militari come “un nuovo mostro”.
In ogni caso il giuramento di fronte alla Croce e il prendere i voti divengono condizione psicologica potente ed indispensabile per convertire fortemente e definitivamente alla causa i cavalieri, causa che, in questo modo, non poteva assolutamente evitata, disattesa o tradita.
Ed è il mantello bianco come simbolo, che garantisce ulteriormente simbolicamente la purezza dell’intento: infatti solo dopo il 1147 i Templari porteranno la Croce rossa sulla spalla sinistra. Il doppio giuramento alla Spada e alla Croce, assume allora una valenza simbolica molto forte, unendo il sacro al profano, che a sua volta viene santificato dalla funzione che assume nei confronti del mondo.
Si riuniscono in effetti simbolicamente in una unica figura i due poteri che si intende effettivamente congiungere a livelli sempre più alti, in una spirale di ristrutturazione finalizzata: il Potere di Cristo ed il Potere del Re.
Per i Templari allora diviene indispensabile:
l’appartenenza all’Ordine, il cui simbolo è la Spada, icona del combattere, ma anche del potere secolare regale;
l’appartenenza a Cristo, in cui il simbolo della Croce fonde morte e rinascita, ma anche determina una legittimazione di divinità;
il simbolo dell’unione sincretica di entrambi i piani, rappresentato dalla Spada-Croce.
La Spada – Croce indica:
un percorso di purificazione che tende alla trasformazione spirituale interiore (che si estrinseca nella lotta tra bene e male);
la ri-soluzione del dualismo (quella stesso che si ritrova rappresentato anche nel sigillo Templare dei due cavalieri su uno stesso cavallo) come congiunzione tra spirito e materia, in uno scenario di resurrezione che realizza la grande opera.
La Croce – Spada diviene dunque il luogo di contatto con il mondo invisibile del divino.
La croce templare, come appare in alcune rappresentazioni dell’epoca, può essere “Patente”, di struttura ottagonale, che è il simbolo della capacità dell’uomo di trascendere (andare oltre cioè) i limiti dell’esistenza fisica.
Oppure Patriarcale o di Lorena (a due braccia orizzontali di cui quello superiore più corto,), probabilmente di origine celtico-irlandese, che riproduce il glifo dell’Albero, simbolo della fonte misteriosa della vita, di cui Cristo rappresenta la linfa.
PATENTE PATRIARCALE o di LORENA
Questa Croce sembra essere stata portata in Europa da San Colombano, druido e monaco cristiano- irlandese nel suo processo di ri-cristianizzazione dell’Europa nel ‘600.
La Regola di Colombano sembra avvicinarsi a quella di San Benedetto, forse con un maggiore ascetismo (quello stesso che Bernardo ha seguito a Clairvaux).
Se, nell’ottica di visualizzare concretamene l’unione della Spada-Croce, si fonde la Croce di Lorena con la Spada, in una interconnessione di tipo rotatorio simmetrico, si riesce a far combaciare i piani sopraccitati e si ottiene un nuovo simbolo più complesso.
In questo modo se ne intrecciano tutti i possibili significati, e si fonde così il molteplice nell’uno.
Per comprendere appieno il simbolo che si ottiene (che come ogni altro di necessità cresce nell’esperienza storica di cui è saturo) è necessario allora vederlo sia nella totalità dei riferimenti che si integrano e si intrecciano, ma anche nel significato di sintesi che assume.
Deve essere, infatti, interpretato attraverso l’uso di immagini e di concetti, che hanno radici antichissime, che sono ancorate nel mito, e che sono state create prima di lui e per lui.
Non si dimentichi San Paolo: “Tutte le cose arrivavano agli antichi in figure” (I° Cor, X,11).
Il simbolo dimostra in questo modo la sua capacità di essere innegabilmente plastico e di poter comunicare in modo subliminale sempre nuovi significati ed a livelli sempre più profondi.
POTERE REGALE DIVINO TENSIONE VERSO IL SACRO
La rotazione della Spada è indispensabile poiché il significato simbolico si modifica.
La Spada con la punta verso il basso è una Spada di potere regale-divino (discesa del sacro che ha il potere di investire-iniziare).
Se con la punta verso l’alto indica il movimento dell’ascendere, della tensione verso il sacro, dell’accettazione del percorso di purificazione in un’ottica di trasformazione interiore.
Se si interconnette allora la Croce di Lorena, con la Spada con la punta verso l’alto (a rappresentare la tensione del cavaliere Templare verso la perfezione del divino), si ottiene una Croce Papale, a tre bracci orizzontali come nella figura sotto.
E’ interessante notare invece che la Croce, che ancora oggi i cavalieri dell’’Ordine Sovrano del Tempio di Gerusalemme portano sul mantello, ha i bracci inversi rispetto alla croce di Lorena (quello superiore è più lungo e quello inferiore più corto, idealmente una Croce di Lorena capovolta).
Ma se si sovrappone anche a questa, la Spada con la punta verso il basso, (e quindi la discesa del potere divino verso il basso), si ottiene di nuovo una Croce Papale.
Questo nuovo simbolo composito ottenuto, in un sistema di corrispondenze, diventa a sua volta la rappresentazione di una struttura portante che si può riconoscere nel l’Albero della Vita del sistema sefirotico cabalistico.
Se si sovrappone infatti la Croce Papale di sintesi ottenuta all’albero delle Sefiroth, essi coincidono. Questo diviene dunque il modello-matrice (poiché “…da esso dipende il tutto e da esso deriva il tutto, tutto ha bisogno di esso…”, Bahir, § 14) che ri-definisce la figura Templare nella sua ideale totalità, spirituale e materiale.
E poichè ogni simbolo conferma un simbolo, a riscontro dell’ipotesi, nell’emblema dell’Ordine si ritrova la corona nella parte superiore, con chiaro riferimento a Keter ed al triangolo superiore sefirotico.
In questo caso la Spada di sacro potere iniziatico e la corona coincidono.
Le sefiroth d’altronde formano la base di tutti i sistemi teologico-metafisici delle costruzioni cabalistiche, quelle stesse che nascono dallo gnosticismo trasportato nel campo ebraico a sua volta interconnesso con la dottrina alchimistica.
Esistono infatti forti legami della Kabballah con la gnosi ed il suo simbolismo mitico, sia a livello psicologico che strutturale.
D’altra parte è noto che nel XII secolo le inferenze culturali tra varie tradizioni religiose erano molto forti, soprattutto nei luoghi di cultura come le università ed i monasteri.
Non si sottovaluta inoltre che è proprio a Troyes che si fonda una delle prime scuole cabalistiche attorno al 1070.
A conferma si riporta la figura in cui si vede rappresentata la Croce sull’albero sefirotico, nel suo percorso iniziatico di discesa verso la sua incarnazione-materializzazione.
Non solo, ma si riporta anche una versione cabalistica del padre nostro sullo schema degli sefiroth in connessione con il risveglio dei chakras.
Si noti infatti anche la possibilità di innestare sulla matrice Croce-Spada-Albero della Vita il sistema orientale di questi ultimi, ma anche della cosmogonia egiziana, in un processo di sincresi religioso-culturale, quella stessa che forse auspicavano e volevano trasfondere i Templari nel loro tempo.
E’ interessante a questo punto osservare, come sintesi finale, questa figura di Croce “Patente” (che veniva dipinta in rosso su uova beneaugurati distribuite al popolo dopo il 1176), che ha nel suo centro la Croce di Lorena.
Essa diviene a sua volta un ulteriore simbolo di interconnessione in una sempre più profonda fusione mistica sincretica di radici celtico-cristiane e di radici ebraico-orientali.
Si riportano sotto le figure cui si accenna nelle ultime cinque frasi.
(maggio 2019)